Torna dopo una lunga assenza l’ex enfant prodige inglese. Per sei anni si è dedicato unicamente al teatro. E, purtroppo, si vede.
Prermessa indispensabile: sono stata (e, probabilmente, lo sono ancora) una grande estimatrice di Branagh, del suo gusto e dell’adorabile leggerezza con cui è riuscito a “far digerire” il buon vecchio William anche ai palati meno adusi alle raffinatezze della cultura classica (uno per tutti il suo musical “Pene d’amor perdute”…da non perdere!).
Tanto tempo passato sulle tavole del palcoscenico, al chiuso, lontano dall’approssimazione geniale (quando il regista è un genio, ovviamente) del set, pare che lo abbiano, però, inaridito. Invecchiato. Reso – pur così giovane, ancora – già un noiosissimo monumento a sé stesso. Non è più un elfo. E in questo “As you like it” si percepisce. Il suo specifico, la sua magia latitano.
Rimane un perfetto prodotto teatrale proiettato in una sala cinematografica, con attori calibratissimi. Plus Bryce Dallas Howard (figlia di Ron Howard, regista Oscar ed ex ragazzo di “Happy Days “) per i cui occhi bleu (non celesti, si badi bene) e capelli rossi, e per la cui eccellente padronanza della mimica e della scena varrebbe la pena vedere il film.
Il resto, proprio come direbbe Shakespeare, è silenzio.
La vicenda, per motivi terribilmente oscuri, è ambientata nel Giappone del XIX Secolo (pare che Branagh sia stato a Kioto, rimanendone affascinato, ma questo, curiosamente, non ci sembra un gran motivo per far sgambettare i personaggi del Bardo tra origami e geishe, chè, tanto, poi, la foresta dove si svolge tutta l’azione è una “qualunque” foresta fatata, appartenente al mondo dei sogni di tutti noi, senza nessuna possibile collocazione geografica…). I risultati, sono, ahinoi – trattandosi di un grande artista – a tratti francamente comici. Che il Duca cattivo sia conciato in modo da assomigliare a Pavarotti travestito da samurai non rende un buon servizio al film. E che ci sino pareti mobili a far da quinte, come in una casa giapponese sarebbe banale…se non fossimo fermamente decisi a perdonarlo. Per questa volta.
Altra “trovata” la scelta di un giovane coloured David Ayelowo, nella parte dell’amoroso, ovvero di Orlando. Non è la prima volta che Branagh affida ad attori non occidentali i ruoli cardine delle commedie shakespeariane, e andrebbe benissimo, a testimoniare come il bardo sia universale, trasversale, assoluto, incontenibile. Non va bene se è la sola altra idea del film. Che si svolge proprio come su di un palcoscenico. In maniera “lineare”, quindi didascalica e noiosetta se vista su di uno schermo, senza sussulti, senza nulla, ma proprio nulla che non sia una didascalica messa in scena di “Come vi piace”. A tratti, a guizzi, purtroppo pochi, illumina lo schermo la grandiosità di Kevin Kline nei panni di un depresso ante litteram.
Il consiglio: solo per shakespeariani all’ultimo stadio. Quello per Branagh: Kenneth vai a farti un giro nella vita. Poi torna da noi.
“As you like it” di Kenneth Branagh, con Bryce Dallas Howard, Kevin Kline, Alfred Molina.
Prermessa indispensabile: sono stata (e, probabilmente, lo sono ancora) una grande estimatrice di Branagh, del suo gusto e dell’adorabile leggerezza con cui è riuscito a “far digerire” il buon vecchio William anche ai palati meno adusi alle raffinatezze della cultura classica (uno per tutti il suo musical “Pene d’amor perdute”…da non perdere!).
Tanto tempo passato sulle tavole del palcoscenico, al chiuso, lontano dall’approssimazione geniale (quando il regista è un genio, ovviamente) del set, pare che lo abbiano, però, inaridito. Invecchiato. Reso – pur così giovane, ancora – già un noiosissimo monumento a sé stesso. Non è più un elfo. E in questo “As you like it” si percepisce. Il suo specifico, la sua magia latitano.
Rimane un perfetto prodotto teatrale proiettato in una sala cinematografica, con attori calibratissimi. Plus Bryce Dallas Howard (figlia di Ron Howard, regista Oscar ed ex ragazzo di “Happy Days “) per i cui occhi bleu (non celesti, si badi bene) e capelli rossi, e per la cui eccellente padronanza della mimica e della scena varrebbe la pena vedere il film.
Il resto, proprio come direbbe Shakespeare, è silenzio.
La vicenda, per motivi terribilmente oscuri, è ambientata nel Giappone del XIX Secolo (pare che Branagh sia stato a Kioto, rimanendone affascinato, ma questo, curiosamente, non ci sembra un gran motivo per far sgambettare i personaggi del Bardo tra origami e geishe, chè, tanto, poi, la foresta dove si svolge tutta l’azione è una “qualunque” foresta fatata, appartenente al mondo dei sogni di tutti noi, senza nessuna possibile collocazione geografica…). I risultati, sono, ahinoi – trattandosi di un grande artista – a tratti francamente comici. Che il Duca cattivo sia conciato in modo da assomigliare a Pavarotti travestito da samurai non rende un buon servizio al film. E che ci sino pareti mobili a far da quinte, come in una casa giapponese sarebbe banale…se non fossimo fermamente decisi a perdonarlo. Per questa volta.
Altra “trovata” la scelta di un giovane coloured David Ayelowo, nella parte dell’amoroso, ovvero di Orlando. Non è la prima volta che Branagh affida ad attori non occidentali i ruoli cardine delle commedie shakespeariane, e andrebbe benissimo, a testimoniare come il bardo sia universale, trasversale, assoluto, incontenibile. Non va bene se è la sola altra idea del film. Che si svolge proprio come su di un palcoscenico. In maniera “lineare”, quindi didascalica e noiosetta se vista su di uno schermo, senza sussulti, senza nulla, ma proprio nulla che non sia una didascalica messa in scena di “Come vi piace”. A tratti, a guizzi, purtroppo pochi, illumina lo schermo la grandiosità di Kevin Kline nei panni di un depresso ante litteram.
Il consiglio: solo per shakespeariani all’ultimo stadio. Quello per Branagh: Kenneth vai a farti un giro nella vita. Poi torna da noi.
“As you like it” di Kenneth Branagh, con Bryce Dallas Howard, Kevin Kline, Alfred Molina.